venerdì 28 marzo 2008

Elaborato presentato al corso di Teorie del Colore, Università IUAV di Venezia, docente Roberto Casati


Imbarcadero Immaginario

A cura di Adriano Campello, Mario Mastropietro
e Davide Scomparin.

Il nostro lavoro ha preso spunto di alcuni incontri didattici in cui si è discussa l’importanza delle ombre e dei bordi per la visione umana. Tenendo conto di questi elementi abbiamo pensato di prendere spunto per un nostro esperimento il visionario artista G.A. Escher vissuto verso la fine del 1800, il quale è ricordato per le sue grandi doti di disegnatore di ambientazioni impossibili.
Uno dei primi viaggi compiuti dall’artista in gioventù interessa proprio il nostro paese, l’Italia, in cui trova le prime ispirazioni per numerosi schizzi paesaggistici. Nello stesso anno, viene pubblicato un libretto di poesie di autori vari dal titolo "Fiori di Pasqua" che reca all'interno sue xilografie. Pochissimo portato per gli studi, come si è visto, è costretto a iscriversi alla facoltà di architettura per compiacere il padre, restio all'idea di non avere un figlio laureato, lui ingegnere affermato.

Si stabilisce quindi ad Harlem per seguire i corsi di architettura dell'università ma ben presto la passione per il disegno prende il sopravvento. Com'era facilmente prevedibile, l'architettura non lo interessa più di tanto. Resiste quindi pochi mesi, poi abbandona e si iscrive ai corsi di disegno di S. Jesserun de Mesquita, il quale ebbe un notevole influsso sul suo futuro sviluppo di artista grafico. Si reca anche in Spagna, rimanendo colpito dall'Alhambra, che trova particolarmente interessante per la sua "ricchezza ornamentale" e per "la prodigiosa complessità, nonché per la concezione matematica", riferendosi in particolare alla decorazione dei mosaici moreschi. In queste affermazioni si avvertono "in nuce", alcune caratteristiche che poi faranno da base e da sfondo teorico a molte sue produzioni, in considerazione anche del fatto che è proprio in Spagna che scopre la tecnica dei "disegni periodici", caratterizzati da una divisione regolare della superficie, una costante di certe sue illustrazioni che lo renderanno celebre ed inconfondibile, nonché simbolo di un'arte contaminata dal pensiero scientifico.
Di qui incomincia un periodo artistico molto intenso che lo vedrà destreggiarsi con le incisioni su legno e poi all’illustrazione su carta che assumerà i condottati “fantascientifici” che lo hanno reso famoso.

Le sue opere grafiche sono celebri per l'uso fantasmagorico degli effetti ottici. Il campionario sviluppato da Escher contempla le sorprese più spettacolari che vanno da illusionistici paesaggi, prospettive invertite, costruzioni geometriche minuziosamente disegnate e altro ancora, frutto della sua inesauribile vena fantastica, che incantano e sconcertano.

Prendendo allora spunto da Le Metamorfosi, la più celebre raccolta di illustrazioni datata 1940, ed in particolare dall’opera Il Belvedere, che rappresenta una struttura costituita di due piani visti in assonometria in cui viene volontariamente confuso il “davanti” e il “dietro” dell’immagine al fine di creare l’impossibilità spaziale che è il leitmotiv delle sue opere, abbiamo voluto partire da un’immagine fotografica, che nel nostro caso raffigurava un attracco privato per i traghetti nella città di Venezia, in zona Piazzale Roma, e cercare di riprodurre un’illustrazione fotografica, mono e policromatica che ricreasse l’effetto Escher.

Procedimento tecnico per ricreare l’effetto Escher

Siamo partiti da un’immagine fotografica che ritraeva l’imbarcadero in questione e attraverso un modellatore tridimensionale abbiamo ricreato virtualmente la struttura da noi immortalata.








A questo punto servendoci di un secondo software per realizzare il Render(3dMax), ovvero una raffigurazione virtuale con adeguati colori e materiali,abbiamo ricreato la scena virtualmente per costituire un primo punto d’osservazione.




Una volta ricavata dall’animazione virtuale una serie di immagini le abbiamo immesse in un secondo software, Adobe Photoshop, nato per il fotoritocco e abbiamo cercato di ripercorrere passo dopo passo gli stessi procedimenti compiuti dall’artista.







Affinché la resa sia corretta l’immagine deve inizialmente essere messa in vista assonometria, successivamente specchiata e da questa seconda si “ritaglia” solo l aparte sovrastante che verrà infine fotomontata alla prima.
Questo primo procedimento già genererà una forte alterazione della rappresentazione spaziale dell’oggetto malgrado in realtà al di là di un non corretto parallelismo tra linee di base in basso ed in alto, non vi sia nient’altro d’anomalo.

Il procedimento che genera realmente sconcerto avviene nel momento in cui minuziosamente vengono modificate le strutture delle colonne così da far combaciare le due immagini sovrapposte e da renderle un’immagine omogenea e ancor di più nel momento in cui vengono inserite le ombre modificate.
Bordi e ombre diventano così le direttive fondamentali attraverso le quali l’effetto d’illusione e impossibilità prospettica appaiono così chiare e nitide.







Per dare ulteriore conferma dell’impossibilità dell’esistenza di una struttura del genere abbiamo ricreato un’animazione virtuale che parte e torna all’effetto Escher compiendo una rotazione attorno al modello virtuale nel quale abbiamo voluto rappresentare in tre-dimensioni come dovrebbe essere articolata e aggrovigliata la struttura se realmente potesse esistere.




Imbarcadero Immaginario, com'è fatto realmente? Guarda




Conclusioni

Siamo giunti alla conclusione che l’effetto generato dall’illustratore grafico Escher era dipeso da due elementi fondamentali della visone:
il primo l’alterazione tra le proporzioni e i parallelismi tipici della prospettiva geometrica, e secondo l’importanza che la visione umana da alle ombre e ai bordi degli oggetti che una volta alterati di conseguenza modificano radicalmente la visione delle cose.


Elaborato presentato al corso di Teorie del Colore, Università IUAV di Venezia, docente Roberto Casati

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